venerdì 11 gennaio 2008

Paradossi ecologici

Ultimamente mi è capitato di leggere o di trovarmi di fronte casi in cui la sensibilità verso l'ambiente ha raggiunto livelli a mio avviso ridicoli.
Oggi tutto quello che è nuovo è considerato uno scempio fatto al paesaggio. Se questo in molti casi è vero, trovo assurdo generalizzare tale concetto fino a non raggiungere il giusto livello di equilibrio.
Poco tempo fa ho partecipato ad un convegno dove si parlava di un ponte sopra un lago in Basilicata ... Vi era chi criticava qualsiasi tipo di progetto perchè sarebbe stato inevitabilmente di grande impatto ambientale in un paesaggio "naturale" ... (il lago in questione è artificiale!!)... Ora, ok, posso capire che qualche progetto non fosse entusiasmante ma, criticarlo a priori perchè "intacca" un paesaggio "naturale" mi sembra assurdo.
Uno degli aforismi di Snozzi dice:

"Ogni intervento presuppone una distruzione,distruggi con senno!"
Distruggi con SENNO ... non dice di non distruggere affatto!!!
Va fatta inoltre un'altra importante precisazione: molte grandi opere architettoniche o ingegneristiche di epoche passate ormai fanno parte del nostro paesaggio e la società le accetta come tali, anzi ne siamo orgogliosi. Pensiamo per esempio ai grandi acquedotti romani ... Se facessimo oggi un opera simile tra due montagne penso che si dovrebbe combattere con greenpeace, con Lega Ambiente e con una serie interminabile di comitati con nomi che cominciano tutti con "No ...".

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Pensiamo anche alle casse di colmata nella Laguna di Venezia: grandi interramenti di suolo palustre con enormi gettate di calcestruzzo nei bordi rigidi, eseguite per lo sviluppo delle future aree industriali di Marghera mai realizzate ... Fare oggi una cosa del genere sarebbe considerata folle e non oso pensare cosa si mobiliterebbe. Nonostante possa pensarla anch'io in questo modo mi fa sorridere il fatto che oggi tali aree sono considerate delle riserve naturali visitabili con tour in barca con guida che spiega le speci faunofloristiche.

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Altro esempio di paradosso ecologico veneziano sono le Barene...o meglio il rifacimento artificiale delle barene affiancato ad un uso non compatibile della laguna. Si vogliono le barene ma allo stesso tempo si esigono le grandi navi dentro il bacino quando queste ultime sono la causa dei principali danni relativi all'espulsione dei sedimenti e alla morfologia palustre. Quest'ultimo esempio potrebbe sembrare non attinente al tema del post ma se consideriamo il fatto che una città neccessita di uno scenario futuro, di una meta da raggiungere, di un sogno su "cosa potrebbe essere", in modo che tutte le sue parti si muovano verso tale obiettivo, beh ... vedremo che tale scenario è come se fosse una grande opera, un progetto a cui devono rispondere gli architetti.
Altro esempio sono le piattaforme offshore a largo del porto di Ravenna. Quelle piastre tecnologiche, un tempo contestate, ora sono meta del turismo subacqueo e sono considerate dei parchi per la flora sottomarina ... non è paradossale?

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Durante le vacanze natalizie sono stato in montagna ... ho visto dei pali dell' alta tensione che oltrepassavano un monte passando al di sopra di un bosco ... mi ha affascinato e mi hanno fatto pensare a questi temi... non è niente di eccezionale e la brutta foto che ho inserito non gli da onore.

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Credo che certe opere siano necessarie per lo sviluppo di un paese, l'importante è il modo in cui vengono realizzate. E' ovvio che l'opera e la natura devono integrarsi in un unico paesaggio dove nè l'ambiente "naturale"(e di naturale autentico c'è ben poco) nè l'edificio o l'infrastruttura devono soccombere una rispetto all'altra. Non è con il camaleontismo che si risolvono le difficili relazioni. Credo che la moda di rivestire gli edifici di erba o di interrarli per nasconderli alla vista in posti di pregio paesaggistico sia una sconfitta per la buona architettura.

Mi ricordo che un giorno il professor Aldo Aymonino disse ad una mia compagna: "Solo gli architetti poco dotati mettono molta vegetazione nelle viste prospettiche delle loro opere. Lo fanno per nascondere l'architettura cattiva ... se sei un bravo progettista evita la troppa verzura e mostra l'architettura".
"L'Architettura è fatta per essere vista" dice Niemeyer ... non lo dice per contestare l'Ipogeo o il verde pensile a priori, ma per denunciare la paura che a volte c'è di esibire l'architettura in un bel contesto naturale. L'ipogeo è una scelta di Concept di progetto, di risparmio energetico (in certi contesti), di idea di scavo, ... non di mimesi.

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Durante questi giorni stiamo assistendo al dramma dei rifiuti in Campania. Io non so dire di chi è la colpa ne tantomeno trovare la soluzione migliore. Posso dire però che per me è paradossale accettare di ridursi ad una condizione simile piuttosto che permettere l'esecuzione o la riaperture di una discarica o un termovalorizzatore. Non riesco a capire perchè il termovalorizzatore è accettato a Brescia o in altre zone d'Italia e a Napoli non può esserci? Perchè la raccolta differenziata da noi funziona e a Napoli no?
Sembra quasi essersi creata una situazione nella quale la protesta viene fatta perchè reagendo si può fare in modo che si esegua altrove un'opera necessaria senza passare per fessi.

Immagini _ dall'allto: 1-Sunset at the Pont du Gard, foto di sgnapino (account flickr) 2-Casse di colmata (da google maps) 3-Piattaforma Offshore al largo del porto di Ravenna (da http://www.cattedralidelmare.it/gallery.html) 4- Piloni dell'alta tensione sopra un bosco ad Aprica, foto di NAME=NICK (account flickr) 5-Oscar Niemeyer, Museo di Arte Contemporanea, Rio de Janeiro, foto di chuva-acida (account flickr).

PS_
1 - Mi scuso per aver tardato tanto a scrivere il nuovo post ma ho avuto un inconveniente ad una mano... la destra ... e scrivere mi era un po' difficile.
2 - Grazie a Emanuele e Michele (Me-ki?blog=alipes) che mi hanno fatto ragionare attorno a questi temi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Anch'io mi trovo d'accordo sul fatto che la sensibilità verso l'ambiente abbia raggiunto livelli ridicoli, ma sono anche convinto che molti comitati favorevoli per il NO a qualunque cosa siano attivati sostanzialmente dalla non conoscienza del tema e quindi dalla "paura". Fino a qualche tempo fa, e molto spesso lo è ancora oggi, gli interventi sul territorio erano considerati competenza degli esperti del settore che stabilivano dove e cosa fare senza tenere conto delle esigenze e dei pareri della gente che vive quel territorio, ma soprattutto senza informare e secondo me è proprio lì il punto: uno che non sa ha come "arma" la protesta senza sapere neanche il perchè a volte, l'importante è impedire che venga fatta quella cosa. L'anno scorso ho seguito il corso opzionale Strade e una delle tematiche affrontate era proprio il rapporto e la relazione fra paesaggio e architettura. Oggi si pensa sempre che l'alterazione portata da una nuova opera sul territorio non possa mai portare valore aggiunto a quel luogo ma sempre distruzione. In realtà il costruito se fatto bene, cioè in maniera intelligente e sensata, e tenendo conto del consenso sociale e dell'imaginario collettivo, cioè la percezione che hanno della cosa le persone che vivranno quell'opera, può generare un nuovo genius loci anche ad uno già esistente accrescendo ulteriormente il valore di quel luogo. Sono un esempio le Cinque Terre, un luogo eccezionale dove il segno dell'uomo lo ha arrichito di valori e significati. Qualunque intervento sul territorio deve misurarsi con i valori simbolici, culturali, la storia del luogo e delle persone che vivono quel luogo (se non c'è qualcuno che riconosce e interpreta il genius loci di per se non esiste). I nuovi interventi sul territorio devono considerare un pò di più l'ambiente ma soprattutto la popolazione facendola diventare parte attiva del progetto e no passiva di chi subisce quello che gli viene imposto da qualcuno dall'alto; e inoltre sono d'accordo sul fatto che l'opera non debba essere nascosta ma al contrario deve essere esibita come un'opera d'arte.
P.S.: se non esce sono Scià