venerdì 30 maggio 2008

sindrome da Archi-Star



lunedì 5 maggio 2008

Atmosfere

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Cosa si può dire del nuovo libro di Zumthor (Atmosfere,ambienti architettonici. Le cose che ci circondano, edizioni Electa Mondadori, Milano 2007)? che è da leggere e da rileggere? di sicuro.
Non voglio tediarvi una recensione il testo è talmente sottile e di rapida lettura che fate prima a leggerlo; Mi limito a fare solo alcune considerazioni.
E' bello leggere un testo che tratta di qualità architettonica in modo "non accademico" ma con semplicità elementare e poetica. Il linguaggio è essenziale, pulito, senza la pretesa di voler stilare nuove teorie architettoniche autocelebrative.
L' atmosfera è la chiave della qualità architettonica, ci dice Zumthor, e, nonostante cerchi di spiegare come arrivare a tale qualità con un discorso organizzato in 9 capitoletti, la lettura non risulta mai pedante o didattica.
9 capitoletti che sono 9 riflessioni personali; 9 risposte alle domande sulla ricerca della qualità che si concludono in 3 appendici:

- Il corpo dell' architettura
- ogni volta un grande mistero, una grande passione, una grande gioia
- il suono dello spazio
- la temperatura dello spazio
- gli oggetti che mi circondano
- tra calma e seduzione
- la tensione tra interno ed esterno
- i gradi dell'intimità
- la luce sulle cose

- l'architettura come ambiente
- buona accordatura
- la forma

Come si può capire anche dai soli titoli non vogliono essere delle lezioni (alla Quaroni per intenderci) ... sembrano argomenti volti a toccare più la sfera sensoriale, emozionale piuttosto che quella intellettuale.

"L'architettura è di qualità quando un edificio riesce a toccarmi emotivamente. (...) Una parola che racconta queste qualità è ATMOSFERA."
"L'atmosfera parla alla nostra percezione emotiva. (...). Conosciamo ovviamente la nostra reazione emotiva nella musica. (...). Anche nell'architettura è un po' così: non in modo altrettanto potente come nella musica, che è l'arte più grande in assoluto, ma è un po' così. (...). Anche l'architettura è un arte del tempo, come la musica. (...). Trovo che sia meraviglioso costruire un edificio e far nascere questo edificio dal silenzio."."

(a proposito di musica ...
Betsky nel suo discorso introduttivo all'11 Biennale di Architettura dice che "la forma del costante mutamento caratteristica del mondo di oggi dobbiamo assorbirla dall'arte, dall'architettura del paesaggio, dall'interior design, dai media emergenti, dalla lettura".
e Gregotti commenta dicendo:
"Bizzarro accostamento di categorie disparate. MUSICA e architettura sono i grandi esclusi".
Il libro di Zumthor sembra essere una buona risposta al tema di Betsky ... ATMOSFERA è ragionare oltre la costruzione).

E ora una riflessione personale:
Per fare BUONA architettura serve qualcosa che va ben oltre il metodo. Se metodo e buon senso portano alla progettazione, solo talento e sensibilità generano BUONA progettazione. Il buon senso è una qualità che qualsiasi persona intelligente ha, il metodo è una ricerca mai finita, il talento è una dote naturale, non legata allo studio accademico ma propria di una personalità creativa, e infine la sensibilità è la sfumatura poetica della propria personalità, capace di emozionare... e l'emozione è un ingrediente della qualità architettonica dice Zumthor.
Spesso capita di vedere progetti che cadono nella trappola di quella che potremo chiamare "composizione per processo", legati alla paura del poter rispondere ad ogni perchè nella scelta formale o nel semplice posizionamento di un elemento nella planimetria. Come se si volesse rendere esplicitamente lineare,scentifico e oggettivo un processo che non lo è affatto e che è costantemente attraversato da fasi soggettive. Come se per giustificare il progetto ci si preoccupasse di dare risposta ad ogni possibile critica piuttosto che pensare ... all' ATMOSFERA ... ad EMOZIONARE.

Un esempio?
Poco tempo fa ho letto un articolo, apparso sul portale Arch'it nel dicembre 07, riguardante il progetto di Alessandro Console, Gina Oliva e Claudia Streuli per un parco in Corea chiamato LANDSCAPE CARPET.( http://architettura.supereva.com/architetture/20071227/index.htm )

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Il progetto e la descrizione del metodo mi hanno lasciato molto perplesso. Tutto sembra essere gestito da una strategia per passaggi sequenziali. Sembra che si basi la qualità del progetto sulla oggettiva logica del procedimento compositivo... il processo diventa progetto. Atmosfera e emozione sono del tutto assenti... Credo che progetti come questo debbano molto alle teorie di Koolhaas. I progetti dell'architetto-giornalista olandese pubblicati con una grafica da "scheda brevetto" nel libro Content sono esattamente la monumentalizzazione del processo...metodo fine a sè stesso.

sabato 3 maggio 2008

Biennale di Achitettura di Venezia: IERI, OGGI, DOMANI

IERI
Sarà disponibile a giugno 08 il libro "Learning from Cities, international design workshop, laboratorio internazionale di progettazione" a cura di Francesco Garofalo, edizioni Postmedia Books.

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Il libro riassume l'esperienza del laboratorio internazionale di progettazione proposto dalla 10 Mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia del 06 con direttore Richard Burdett. Al laboratorio hanno partecipato 23 facoltà di architettura da tutto il mondo, coinvolgendo 50 docenti e 250 studenti. Il tutto si è svolto durante il periodo di apertura della Biennale ovvero tra il 7 Settembre e il 19 Novembre 2006.
Le scuole che vi hanno partecipato sono:

-Architectural Association School of Architecture, London
-Berlage Institute, Rotterdam
-Graduate Programme in Architectural Design, Bilgi Universitesi, Istanbul
-Architecture Department, Faculty of Engineering, Cairo University, Cairo
-Facoltà di Architettura, Università degli Studi di Ferrara
-Facoltà di Architettura, Università degli Studi di Genova
-Harvard University Graduate School of Design, Cambridge
-Dep. de Arquitectura y Urbanismo, Universidad Iberoamericana, Ciudad de México
-Facoltà di Architettura e Società, Politecnico di Milano
-Department of Architecture, MIT School of Architecture and Planning, Cambridge
-Facoltà di Architettura Università degli Studi di Napoli “Federico II”
-Department of Architecture, School of Engineering, University of Patras
-Facoltà di Architettura, Università degli Studi "G. d'Annunzio" di Chieti-Pescara
-Facoltà di Architettura, Università Mediterranea di Reggio Calabria
-Architecture and Interiors Department, Royal College of Art, London
-Facoltà di Architettura, Università degli Studi Roma Tre
-SCI-arc Southern California institute of architecture, Los Angeles
-Facoltà di Architettura di Siracusa, Università degli Studi di Catania
-School of Architecture, Faculty of Engineering, Aristotle University of Thessaloniki
-Facolta' di Architettura, Politecnico di Torino
-School of Architecture, Tsinghua University, Beijing
-Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno, Università di Camerino
e ovviamente
-Università IUAV di Venezia, rappresentata da 12 ragazzi (tra cui anche il sottoscritto) guidati dal Aldo Aymonino e Marco Ferrari

Essendo "Città. Architettura e società" il titolo della mostra, i soggetti del laboratorio non potevano che essere le metropoli. Ogni scuola era tenuta a scegliere una metropoli tra le 20 proposte dal concorso e a dare una propria lettura della città o suggerire un possibile progetto di intervento.
Il nostro gruppo decise di lavorare sulla città di Istanbul; città con più di 11 milioni di abitanti tra Europa e Asia. Lavorare sulla valorizzazione e densificazione dell' esistente è stata un punto fisso sin da subito.
La periferia della città turca si è via via espansa attraverso due tipologie insediative: 1-grandi aree ad altissima densità con edifici alti fino a 8 piani formanti una morfologia edilizia "a tappeto" e monofunzionale senza spazi pubblici o di aggregazione sociale. 2- quartieri dormitori a torri residenziali con attacco a terra nullo situati nelle vivinanze dei grandi svincoli infrastrutturali urbani con bordi rigidi.
Evidenziati nella foto aerea della città la frequenza delle 2 tipologie insediative si è dato una risposta progettuale per entrambe. I due progetti si sviluppavano su due aree scelte come significative e quindi in grado di fungere da esempio anche per tutte le altre situazioni evidenziate come omogenee all'una o all'altra tipologia nella planimetria metropolitana.

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Non spiegherò in questo post i due progetti, mi interessa piuttosto fare una considerazione riguardo l'esperienza del laboratorio a distanza di due anni dal workshop e in vista della prossima biennale di architettura. Trovo che l'idea di rendere gli studenti universitari dei soggetti attivi in una mostra internazionale come la biennale di architettura sia brillante. Non solo Il laboratorio ha permesso uno scambio di opinioni tra scuole di architettura di tutto il mondo (scambio che non è avvenuto solo con l'esposizione delle tavole ma anche grazie ad incontri aperti e di presentazione),ma ha anche permesso a dei giovani studenti di dire il proprio parere all'interno di una discussione internazionale.

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OGGI
L'11 Mostra Internazionale di Architettura sarà intitolata "Out There. Architecture Beyond Building", ovvero Aaron Betsky curatore della prossima Biennale,si propone di evidenziare il lato dell'architettura che va oltre il costruito.
Mi ha fatto molto sorridere l'articolo di Gregotti nel Giornale dell Architettura di Febbraio 08 (anno7, num 59), dove viene commentato il discorso di Besky introduttivo alla Biennale. Gregotti si sofferma in particolare su due punti del discorso di Betsky che qui vorrei citare:

"la forma del costante mutamento caratteristica del mondo di oggi dobbiamo assorbirla dall'arte, dall'architettura del paesaggio, dell'interior design, dai media emergenti, dalla letteratura"
"non dobbiamo lasciare che gli edifici, soli protagonisti, diventino la tomba dell'architettura"

Gregotti risponde:

"Non ha pensato Betsky che la costituzione di una distanza critica dalla realtà e non il suo rispecchiamento sia il fondamento della modernità?"
Gregotti avverte una difficoltà, dovuta anche al breve tempo a disposizione, di "costruire (...) un punto di vista sullo stato della cultura architettonica, una sezione significativa del dibattito tra

i diversi punti di vista, senza essere costretti nè a una funzione puramente informatica che ormai rincorre, senza la possibilità di arrivare per prima, la conoscenza delle iniziative, oppure

ancor peggio, si propone come esposizione dell'ultima novità all'inseguimento delle mode incessanti e prive di ogni neccessità civile."

Inutile dire che le parole di Gregotti hanno innescato una polemica che ha portato Betsky a rispondere anche se non apertamente in un altro articolo dello stesso giornale (Giornale dell' Architettura anno7 num.71, aprile 2008). Sinceramente la risposta del nuovo direttore della Biennale non mi ha entusiasmato....forse mi aspettavo una replica più "intellettuale". Betsky afferma:

"La biennale non è un libro, un'opera d'arte o solo una mostra, ma uno strumento culturale. E l'architettura, in quanto importante strumento culturale, deve essere compresa come qualcosa che va al di là del costruito, perchè l'architettura non sono gli edifici ma il modo di pensare e parlare degli edifici, di rappresentarli e realizzarli."
"ho imparato di più sull'architettura da Michelangelo Antonioni che da Vittorio Gregotti, e ho provato maggior godimento osservando le sculture di Richard Serra piuttosto che alcuni edifici progettati da architetti famosi. Limitare le osservazioni a ciò che è costruito è un atteggiamento reattivo che non considera attivamente le trasformazioni di una città che sta cambiando".
"Non potendo trasportare gli edifici all'interno della Biennale scelgo di evitare l'esposizione di "cartoline" rappresentanti luoghi e progetti."
"L'11 mostra vuole stimolare anche un recupero dell'utopia in un momento storico in cui sembra essere svanita".

Nonostante il tema di Betsky sia interessante sono d'accordo con le perplessità espresse da Gregotti. Molto spesso la Biennale rischia di essere una mostra a tema dove il dibattito sulla disciplina passa in secondo piano. Il tema poi rischia di essere talmente generico ed inconsistente da risultare praticamente inutile. Va detto inoltre che alcune parole di betsky sono delle ovvietà riconosciute e fondare su esse una biennale è allo stesso tempo necessario come inutile. Ma veniamo ora alla sezione dedicata alla partecipazione degli studenti universitari. La biennale 2008 presenta il concorso internazionale online EveryVille 2008. Comunità oltre il Luogo. Senso civico oltre l’Architettura, a cura di Aaron Betsky e Francesco Delogu, aperto agli studenti delle Università italiane ed estere di tutte le discipline, non ancora laureati in data 1 gennaio 2008. Nel sito internet della Biennale nella parte dedicata al concorso viene scritto :

"La Biennale di Venezia, per vocazione, crede nei giovani, nella loro capacità creativa, nella forza delle loro idee. Una convinzione che nel tempo si è tradotta in iniziative e progetti dedicati e che, in occasione dell’11. Mostra Internazionale di Architettura (14 settembre – 23 novembre 2008), si concretizza nel concorso EveryVille 2008."
(...)
"Si immagina che gli amministratori di EveryVille stiano discutendo su “come dare identità e coerenza” a questa nuova formazione urbana, coinvolgendo nella decisione i cittadini. Questi ultimi, durante una consultazione, si dividono su quale debba essere “il fulcro simbolico della nuova comunità”. C’è chi propone un edificio simbolico e monumentale; chi un istituto para-universitario e un campus in grado di ospitare gli uffici amministrativi; altri ancora propongono di costruire uno stabile municipale più tradizionale. La maggior parte dei cittadini però ritiene che gli edifici civici siano “uno spreco di tempo e di denaro”, e che sia più utile e più bello uno Starbuck’s. Il Sindaco di Everyville è interessato a sviluppare “una pianificazione che si muova al di là degli edifici”, a tracciare delle linee guida che permettano alla città di “crescere come una comunità coesa e partecipativa, in un ambiente sano”. I partecipanti al concorso dovranno pensare delle soluzioni che conferiscano alla cittadina “un’immagine, una coerenza, un carattere e un senso civico” in linea con la sua collocazione, la sua storia, il sito e il suo futuro. Le proposte potranno essere eccentriche e persino utopiche. La proposta dovrà svilupparsi in un’idea-progetto che mostrerà “ai cittadini come sarà EveryVille tra 10 anni e come questa comunità acquisterà senso attraverso l’architettura”. I materiali richiesti sono 2 immagini (che possono includere diversi disegni) dell'idea-progetto ed un testo descrittivo in lingua inglese della lunghezza massima di 2000 battute."

Non vi nascondo che il concorso mi attrae ... sembra essere più un concorso fotografico che un concorso di architettura ma ragionare su questi temi mi incuriosisce. Trovo però che rispetto a due anni fa si sia fatto un passo indietro ... non è un concorso-laboratorio come nel 2006, è "solo" un concorso!!. La discussione ne risentirà sicuramente. L'idea di invitare direttamente delle scuole, metterle in competizione, farle ragionare assieme in incontri aperti si è perso. Speravo che la buona idea di Burdett venisse assimilata e migliorata dalle successive Biennali ...Tutt'altro ... si è tornati a proporre un "semplice" concorso. Beh...non so voi ma io sono un po' deluso come credo si sia già capito.
Sembra quasi che nuovo direttore significhi introdurre novità senza imparare dai predecessori. Si pecca sempre di egoismo.

DOMANI
Come vi immaginate la Biennale di domani? Che cambiamenti, quali idee, che suggerimenti vi sentireste di proporre ai curatori delle prossime Biennali di architettura?
Scrivetemi cosa ne pensate nei commenti di questo post.

Immagini _ dall'allto: 1-copertina del libro 2-fotopiano di Istanbul con evidenziate le due tipologie di periferia 3-Progetto dello Iuav per Istanbul pubblicato nel libro curato da Garofalo 4- Schema del concept di progetto di intervento di una delle due tipologie.

link
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- http://www.postmediabooks.it/catalogonext.htm
- http://picasaweb.google.com/postmediabooks/LearningFromCities
- http://www.labiennale.org/it/news/architettura/it/78931.html