lunedì 5 maggio 2008

Atmosfere

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Cosa si può dire del nuovo libro di Zumthor (Atmosfere,ambienti architettonici. Le cose che ci circondano, edizioni Electa Mondadori, Milano 2007)? che è da leggere e da rileggere? di sicuro.
Non voglio tediarvi una recensione il testo è talmente sottile e di rapida lettura che fate prima a leggerlo; Mi limito a fare solo alcune considerazioni.
E' bello leggere un testo che tratta di qualità architettonica in modo "non accademico" ma con semplicità elementare e poetica. Il linguaggio è essenziale, pulito, senza la pretesa di voler stilare nuove teorie architettoniche autocelebrative.
L' atmosfera è la chiave della qualità architettonica, ci dice Zumthor, e, nonostante cerchi di spiegare come arrivare a tale qualità con un discorso organizzato in 9 capitoletti, la lettura non risulta mai pedante o didattica.
9 capitoletti che sono 9 riflessioni personali; 9 risposte alle domande sulla ricerca della qualità che si concludono in 3 appendici:

- Il corpo dell' architettura
- ogni volta un grande mistero, una grande passione, una grande gioia
- il suono dello spazio
- la temperatura dello spazio
- gli oggetti che mi circondano
- tra calma e seduzione
- la tensione tra interno ed esterno
- i gradi dell'intimità
- la luce sulle cose

- l'architettura come ambiente
- buona accordatura
- la forma

Come si può capire anche dai soli titoli non vogliono essere delle lezioni (alla Quaroni per intenderci) ... sembrano argomenti volti a toccare più la sfera sensoriale, emozionale piuttosto che quella intellettuale.

"L'architettura è di qualità quando un edificio riesce a toccarmi emotivamente. (...) Una parola che racconta queste qualità è ATMOSFERA."
"L'atmosfera parla alla nostra percezione emotiva. (...). Conosciamo ovviamente la nostra reazione emotiva nella musica. (...). Anche nell'architettura è un po' così: non in modo altrettanto potente come nella musica, che è l'arte più grande in assoluto, ma è un po' così. (...). Anche l'architettura è un arte del tempo, come la musica. (...). Trovo che sia meraviglioso costruire un edificio e far nascere questo edificio dal silenzio."."

(a proposito di musica ...
Betsky nel suo discorso introduttivo all'11 Biennale di Architettura dice che "la forma del costante mutamento caratteristica del mondo di oggi dobbiamo assorbirla dall'arte, dall'architettura del paesaggio, dall'interior design, dai media emergenti, dalla lettura".
e Gregotti commenta dicendo:
"Bizzarro accostamento di categorie disparate. MUSICA e architettura sono i grandi esclusi".
Il libro di Zumthor sembra essere una buona risposta al tema di Betsky ... ATMOSFERA è ragionare oltre la costruzione).

E ora una riflessione personale:
Per fare BUONA architettura serve qualcosa che va ben oltre il metodo. Se metodo e buon senso portano alla progettazione, solo talento e sensibilità generano BUONA progettazione. Il buon senso è una qualità che qualsiasi persona intelligente ha, il metodo è una ricerca mai finita, il talento è una dote naturale, non legata allo studio accademico ma propria di una personalità creativa, e infine la sensibilità è la sfumatura poetica della propria personalità, capace di emozionare... e l'emozione è un ingrediente della qualità architettonica dice Zumthor.
Spesso capita di vedere progetti che cadono nella trappola di quella che potremo chiamare "composizione per processo", legati alla paura del poter rispondere ad ogni perchè nella scelta formale o nel semplice posizionamento di un elemento nella planimetria. Come se si volesse rendere esplicitamente lineare,scentifico e oggettivo un processo che non lo è affatto e che è costantemente attraversato da fasi soggettive. Come se per giustificare il progetto ci si preoccupasse di dare risposta ad ogni possibile critica piuttosto che pensare ... all' ATMOSFERA ... ad EMOZIONARE.

Un esempio?
Poco tempo fa ho letto un articolo, apparso sul portale Arch'it nel dicembre 07, riguardante il progetto di Alessandro Console, Gina Oliva e Claudia Streuli per un parco in Corea chiamato LANDSCAPE CARPET.( http://architettura.supereva.com/architetture/20071227/index.htm )

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Il progetto e la descrizione del metodo mi hanno lasciato molto perplesso. Tutto sembra essere gestito da una strategia per passaggi sequenziali. Sembra che si basi la qualità del progetto sulla oggettiva logica del procedimento compositivo... il processo diventa progetto. Atmosfera e emozione sono del tutto assenti... Credo che progetti come questo debbano molto alle teorie di Koolhaas. I progetti dell'architetto-giornalista olandese pubblicati con una grafica da "scheda brevetto" nel libro Content sono esattamente la monumentalizzazione del processo...metodo fine a sè stesso.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi viene in mente Le Corbusier: "Lo scopo dell'architettura è commuovere. L'emozione architettonica si verifica quando l'opera risuona dentro di noi in armonia con un universo alle cui leggi tributiamo obbedienza, fede e rispetto". (Vers une Architecture, 1923)

Anonimo ha detto...

Il commento di Eli mi porta ad alcuni passi del libro di Vittorio Gregotti "L'architettura nell'epoca dell'incessante"(Editori Laterza, 2006): "nel campo specifico della nostra disciplina si sono succedute analisi che vanno da quelle schematiche ma consolidate che interpretano la crisi del modeno a partire dalla discussione tra l'aspirazione ad un nuovo rapporto con la realtà e la messa in evidenza dei temi della storia della memoria e del contesto, sino alla successiva fase della loro degenerazione stilistica all'interno della categoria del postmoderno. [...]La condizione postmoderna [...] si è tanto dilatata da invadere la quotidianità del globo senza produrre un proprio progetto, anzi, facendo del RIFIUTO DELLA PROGETTUALITA' COME PROSPETTIVA IDEALE UNA PROPRIA IDEOLOGIA".

Anonimo ha detto...

Gregotti arriva dopo qualche pagina a porsi -e a porci- una domanda che definirei ORIGINalE. "Come si ristabilisce un contatto con gli ATTI ELEMENTARI DEL COSTRUIRE?": "forse è necessario andare molto [...] indietro nel tempo, sino a riscoprire l'ampiezza del panorama di principi insediativi e di manufatti diversi con i quali l'uomo ha concepito l'idea stessa dell'abitare e della modificazione del naturale terrestre." Non farsi travolgere insomma "dall'ansia dell'incessante ma rinnovare l'architettura affiancandosi ad essa senza "inseguire il concetto tecnico-scientifico del superamento come scopo e come destino" dell'architettura stessa. Che è un'arte. E non una scienza.

Name=Nick ha detto...

WOW....che commentoni...complimentsss Eli e Vangi. Non Credo che l'Anonimo che ha commentato il post sullo Zen sarà felice di vedere altre citazioni di Gregotti ma io ne sono felice... Considero Gregotti uno dei pochi architetti teorici-intellettuali rimasti. Al di là della discussione sullo Zen trovo il suo ultimo libro interessantissimo.

Anonimo ha detto...

sono pienamente d'accordo con il tuo pensiero ed è proprio vero che talento e sensibilità sono qualità che pochi hanno. Infatti sono del parere che bravi architetti si diventa, ma che Architetti con la A maiuscola si nasce, è una "cosa" che uno ha dentro di se e la esprime agli altri, è un colpo di genio... Che bello essere Architetti con la A maiuscola: io di certo non lo sono, cercherò col tempo di diventare almeno bravo. Guardando un pò le archistar questa cosa dell'emozionare veramente appartiene a mio avviso solo a pochi e guarda caso sono quelli che più si rifanno ai geni che abbiamo avuto nel corso del '900, gli altri sono architetti più o meno bravi ma che non sanno trasmettere veramente questa emozione e a volte sfogliando una rivista o un libro si rimane quasi indifferenti. E' anche vero che un ruolo importante ce l'ha la società e il tempo in cui viviamo. L'architettura in molti casi è diventata succube della moda e dell'uso sfrenato della tecnologia, del rivelarsi in superficie ma senza andare a fondo sulle cose. Bè ora finisco perchè se no... Aggiungo solo una cosa: l'emozione architettonica deve trovarsi dentro di noi, dovremmo essere i primi a commuoverci di fronte al nostro lavoro.
Il libro non l'ho letto anche se ho intenzione di farlo e sicuramente il tuo post mi ha invogliato ancora di più...