mercoledì 12 dicembre 2007

Caffè come specchio della città

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"non si potrebbe scrivere una pagina di storia né letteraria né artistica dell'Ottocento senza citare il nome di un Caffè" _ P. Bargellini
"È un privilegio poter stare seduto al caffè tutto il giorno e anche la notte, in mezzo a gente di ogni ceto. È l'unico luogo dove il discorso crea la realtà, dove nascono piani giganteschi, sogni utopistici e congiure anarchiche, senza che si debba lasciare la propria sedia" _ Montesquieu
« Il caffè, per esser buono, deve essere nero come la notte, dolce come l'amore e caldo come l'inferno » _ M. Bakunin

"Caffè Greco è un luogo di Roma a cui tutti siamo in qualche modo affezionati, mi ricordo le sere con Palazzeschi, De Pisis, dopo cena: allora si andava sempre dopo cena, nel 1937-38; ci andava anche Moravia poi ad una certa ora, verso le undici. [...] In questo quadro c'è un elemento catalizzatore, Giorgio de Chirico, anche se il fascino del luogo nasce anche dalla gente che ci è passata, da Buffalo Bill a Gabriele d'Annunzio" _ R. Guttuso


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Caffè … Essendo parte integrante del titolo del blog non potevo non concedere un post apposito a questo tema. Vorrei parlare non della bevanda del caffè ma del momento che gira attorno a questo “rito”,del locale caffè, della tradizione.

È dalla fine del XVII secolo in poi che il caffè divenne luogo di socialità urbana. Il primo “caffè” europeo sorse a Venezia: il Caffè Florian, inaugurato nel 1720, anche se la prima bottega da caffè veneziana fu aperta nel 1683 sotto le Procuratie Vecchie della Serenissima. Subito dopo Venezia fu il turno di Londra, Parigi, Vienna e Amburgo. Nel ‘700 erano Venezia e Londra le capitali del caffè e l’Italia
divenne “il tempio del caffè”con famosi locali a Napoli, Trieste, Firenze, Torino, Ragusa, Milano, Padova e ovviamente Roma.

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Il caffè non è il bar; il bar è un posto dove la consumazione è veloce. Il bancone, infatti, è alto e gli sgabelli certo non sono comodi. Il caffè Non è nemmeno un pub dove la luce è poca, la musica spesso assordante e la confusione disturba il dialogo.
Locali come il Florian o il Pedrocchi ci insegnano gli elementi indispensabili per un luogo di relax. La luce … non troppo intensa, adatta per poter leggere, per osservare, per riflettere, per dialogare. Le pareti esterne … con vetrate che permettono di vedere l’esterno, la gente che passa, la città che vive, ma allo stesso tempo consentono un certo grado di privacy. I tavoli … devono essere piccoli, per parlarsi da vicino e di metallo o di marmo … non di legno. Le sedute occorre che siano comode, imbottite, eleganti, che invitino alla pausa prolungata. Le pareti devono essere calde … non nude, con specchi che moltiplicano le relazioni, gli sguardi, le attenzioni. Lo spazio deve essere appropriato. Sia che il locale si strutturi a stanze, come il Florian, o che sia a sala a tutta altezza, come quello di Hoffmann, o ancora a galleria, come quello di Loos, il caffè dovrebbe suggerire il giusto grado di intimità e di relazione con gli altri tavoli e con l’esterno.

Il caffè è sempre stato un luogo del piacere lecito, di dibattito, di novità, di manifestazioni,di esibizione, una galleria urbana, un vero teatro della città. Ma lo è ancora? Il caffè è ancora quel luogo che, come dice G. Dissera Bragadin nel libro La bottega del caffè , “acquista un’importanza pubblica, non è soltanto una stazione di riposo per la conversazione garbata, ma il ritrovo dove si svolgono più o meno tutti gli interessi cittadini, dove si estrinsecherà l’intellettualità, e dove, come ci indica anche il Goldoni, in una sola serata si può raccogliere la sensazione delle pulsazioni cittadine” ?
Il Caffè Florian, il Quadri, il Martini sono ancora lo specchio della venezianità come descrive Goldoni in “La bottega del caffè”?.
Il caffè sembra oggi aver perso questo grande ruolo che aveva in passato. I caffè di oggi non sembrano essere nemmeno essere appropriati a tale funzione … Oggi i grandi caffè veneziani hanno assunto solo un valenza turistica come il resto di Venezia … non sono più dei pezzi di città indispensabili per la collettività. Esiste oggi un’ altro posto dove è possibile cogliere in una sola serata la sensazione delle pulsazioni cittadine? Mi ricordo che durante il corso di caratteri tipologici e distributivi un giorno Cornoldi disse: “Non è necessario girare per le città per comprenderle, basta soltanto sedersi in un bel caffè del centro e osservare le persone passare … solo così si coglierà il carattere di quella città!”.
Oggi i caffè contemporanei sembrano non interessarsi a queste tematiche e a l’ importante compito relazionale che possono assolvere. Mi chiedo se è solo un problema di progettazione, di società, di globalizzazione o di tutte queste cose messe insieme. I caffè contemporanei sembrano esprimere più l’immagine di un luogo alla moda, freddo, inespressivo … sono tutti uguali: stesse luci, stessi banconi, stessi bagni!!! Quelli che sembrano ricercare una qualità maggiore poi sembrano non ricercarla nello spazio ma negli oggetti di design, come se una sedia firmata o un lampadario veneziano (che oggi va molto di moda) potesse fornire lo status di bel locale!

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Questo post non vuole sembrare solo un discorso nostalgico; vuole esprimere la necessità di luoghi appropriati per il dialogo, la discussione, il relax, la lettura che oggi sembrano mancare nei locali. Oggi sembra che una città si debba riconoscere, esprimere e ricordare con una grande opera … l’icona. Ogni città vuole il suo Guggenheim di Bilbao. Forse se ponessimo maggiore attenzione all’appropriatezza dei luoghi collettivi urbani, alla tipicità e alla unicità che distingue le città riusciremo a coglierne maggiormente il carattere e l’anima.

Forse mi sono un po’ perso nel discorso … ma nei discorsi davanti ad un caffè succede anche questo no?...Mi piacerebbe lanciare una proposta: propongo di fare delle foto ai caffè delle nostre città con particolare attenzione al ruolo sociale che oggi assumono per poi pubblicarle qui nel blog … Colgo l’occasione per inserire una bibliografia sul tema trattato … ovviamente non ho letto nemmeno un libro di quelli elencati ma mi sembrano interessanti e spero di avere un giorno il tempo per darci almeno un occhiata …
- P. Camporesi, Il brodo indiano. Edonismo e esotismo nel Settecento, Milano, Garzanti,1998
- Il caffè, in Haupt, Luoghi quotidiani nella storia d’Europacit., pp. 148-159
- M. Malatesta, Il caffè e l’osteria, in I luoghi della memoria. Struttureed eventi dell’Italia unita, Roma-Bari, Laterza, 1997, pp. 5366
- O. Marchisio, Cibo come media. La rottura italiana tra la Scilla del McDonald e leCariddi della Nuovelle cuisine, Milano, Franco Angeli, 2002
- B.Cecchetti, I caffè a Costantinopoli nel 1633, “Archivio Veneto”, XXV (1896), pp. 413-414
- Prima dei giornali.Alle origini della pubblica informazione, Roma-Bari, Laterza, 2002 pp. 141-153
- D. Reato, Il caffè Florian, Venezia, Filippi, 1984 - Florian: un caffè, la città, Venezia, Filippi, 1986
- La bottega del caffè. I caffè veneziani tra ‘700 e ‘900, a c. di D. Reato e E. Dal Carlo, Venezia, Arsenale-Fondazione Querini Stampalia, 1991

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Immagini _ dall'allto: 1-Edward Hopper, Nightawks, 1942 2-Renato Guttuso, caffè Greco a Roma, 1976 3-Interno del caffè Florian, foto di Susannek (account flickr) 4,5,6-Philippe Stark, caffeè di Parigi e ristorante a tokyo 7-reiterpretazione del quadro di Hopper, foto di udronotto(account flickr)


3 commenti:

Anonimo ha detto...

ooooh, finalmente spero d riuscire a inviare sto commento dopo 400 volte ke il pc nn collabora... beh volevo dire ke molto spesso quelli che sono considerati i locali cool delle città in realtà sono spazi bruttissimi in cui si punta sulle luci soffuse e i mobili di design o gli arredi stravaganti...come se fosse questo che la gente cerca... oltretutto sono posti che nel giro di 1 anno sono già fuori moda... (come dire -passami il paragone simpatico- una ragazza brutta ma supertruccata: risultato rimane brutta ma per lo meno è accattivante)

Anonimo ha detto...

beh, sono assolutamente d'accordo ... la ragazza truccata non l'ho ben capita comunque il concetto è chiaro e mi sento di condividerlo appieno.
C'è da dire anche che forse pochi oggi cercano un locale dove si possa parlare ... sembra non essere una cosa indispensabile da ricercare.
Questo mi da anche da pensare su quanto la moda influisce anche sul modo di pensare della gente. La moda è importante... c'è e ci sarà sempre, credo... ma esserne schiavi è stupido.

L'ink ha detto...

Il mio PDV...
Il locali cool o alla moda che dir si voglia, ame sembrano assomigliare sempre di più alle vetrine dei negozi di abbigliamento, e la gente che ci sta dentro dei freddi manichini posti li solo per mostrarsi, autocompiacersi ed essere osservati; niente a che fare con lo spirito del caffe inteso nel senso tradizionale del luogo. Poi non capisco tutta questa esplosione di locali lounge bar, wine bar, ecc...all'improvviso tutti appassionati ed esperti di vino e di chillout? Bah...

Reflex-IO